La chiesa di San Giovanni Battista, sita in via San Francesco, presenta una facciata in laterizio a vista, composta da due ordini architettonici sovrapposti e separati da trabeazione mistilinea. La facciata, nella sua semplice ed austera monocromia, è tripartita verticalmente grazie a quattro paraste con dadi, su zoccolo basamentale, poste sia nell’ordine inferiore sia in quello superiore: la porzione centrale che ne deriva è più ampia rispetto alle porzioni laterali.
Il portale d’ingresso con portone ligneo è a sesto ribassato e presenta una lunetta priva di decorazioni ad eccezione di uno stemma cittadino.
Il livello superiore è arricchito da un ampio rosone finestrato mistilineo e polilobato e da una imponente centina realizzata in mattoni a vista.
L’interno ad aula unica presenta due altari laterali in marmo policromo.
Il presbiterio è separato dall’aula mediante un’alta balaustra in pietra bianca sul cui retro è posta una lapide marmorea, datata 1887, che attesta il costo di 1800 lire per lavori all’altare. Sul retro dell’altare maggiore si apre un ampio coro terminante con abside poligonale, coperto da una semicupola unghiata.
L’aula è coperta da volta a vele e presenta una piccola cupola centrale.
L’interno nel suo complesso è ricco di arconi binati, paraste e capitelli e da una trabeazione che lascia spazio ad una serie di finestre che illuminano dall’alto le pareti affrescate con cromie dai toni del blu fino al rosso. Addossata alla controfacciata vi è una cantoria lignea decorata.
L’interno, oggi, risente dei danni provocati dall’alluvione del 2000 ed ha subito vari restauri, anche se nel complesso permangono lesioni strutturali da umidità in risalita.
Pier Francesco Guala, 1743-1745, Sant’Antonio, Santa Margherita da Cortona e San Francesco da Paola
L’opera è un olio su tela attribuito a Pier Francesco Guala; la tela fu realizzata in seguito alla parziale ricostruzione della Chiesa, dagli inizi degli anni quaranta del 1700 al 1743. Sono raffigurati i Santi Antonio, Margherita da Cortona e Francesco da Paola in preghiera e adorazione del Sacro Cuore di Gesù, contornato da uno stuolo di angioletti in volo. Il Sacro Cuore di Gesù, i volti degli angeli e dei santi aureolati sono posti in uno spazio aperto nei pressi di una chiesa con torre campanaria. Il dipinto risente degli influssi artistici dell’arte piemontese di fine Seicento e delle scuole artistiche genovesi e lombarde. La resa dei volti è mutuata da scuole di ritrattistica di ambito veneto.
Le cromie sono cupe ed è pregevole il netto contrasto tra chiari e scuri che rende la scena ricca di teatralità. Le pose dei Santi sono ricche di pathos: il Guala pone l’accento sulle mani giunte della Santa, vero punto di fuga dell’opera.
Dai pesanti panneggi delle vesti dei tre religiosi emerge un cane di piccola taglia, emblema cristologico di fiducia e completa fedeltà ai dettami religiosi.
In archivio sono conservate Bolle papali, importanti documenti che attestano la storia della Chiesa e della Confraternita.
La Confraternita del Gonfalone, che ha sede in questa chiesa, risulta già presente a Trino nel XIII secolo; venne denominata anche “Dei Disciplinati di Santa Caterina” (che si flagellavano in pubblico per placare l’ira divina) e dal XVII secolo è conosciuta come “Confraternita di San Giovanni Battista”.
Le celebrazioni più significative erano la processione del Giovedì Santo, la ricorrenza di San Giovanni Battista, con la distribuzione ai poveri di un’elemosina, e la festività dell’Assunta (15 agosto), quando era assegnata la dote a due ragazze povere, estratte a sorte.